I miei ricordi di Istanbul

Mia madre e mio padre

Istanbul e' la citta' dove sono nato e dove ho trascorso i primi 11 anni della mia vita, per cui ho dei ricordi sfuggenti ma molto nitidi su certi aspetti.

E' una Istanbul nostalgica quella che emerge dalla mia fugace memoria, era una citta' lontana dalle luci e dalla voglia di modernita' opposta a quanto pervade la Turchia odierna. Una citta' di vecchi quartieri e di vicoli lastricati e dalle case in legno lungo la costa. Una citta' intima, come una visione notturna sul Bosforo. Una citta' dalle tinte sfumate o ancor meglio, per quello che mi ricordo della mia infanzia, di un luogo incantato.

Mi ricordo le viuzze lastricate fiancheggiate da case poverissime, ma anche di quartieri dove vivevano gli europei, con sfarzosi palazzi e di case in stile occidentale. C'era un andirivieni di commercianti, gente a passeggio, bottegai che vendevano di tutto e di artigiani che producevano e riparavano qualunque cosa; c'era sempre movimento a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Ho un nitido ricordo della casa della mia bisnonna ANGELA, una casa enorme di quattro piani collocata su un colle, a "Faik Pasha Caddesi", dove ora e' dislocato un'albergo a 5 stelle. Aveva un'entrata enorme con scale in stile ottocentesco ed i mobili dello stesso stile. Mi ricordo un saliscendi per le vettovaglie che raggiungeva la cucina collocata nella sua sommita' la quale aveva una vetrata enorme che si affacciava sul Bosforo. Passavo le ore ad osservare le navi transitare, ed ero ansiosamente nell'attesa di vedere passare qualche nave militare Sovietica. Era alquanto frequente in quel periodo il transito di navi da querra poiche' il Bosforo e' l'unico passaggio obbligatorio che collega il Mar Nero al Mediterraneo. Passavo anche il mio tempo a giocare nelle ampie cantine, correndo come un pazzo impugnando le armi da parata dello zio GIUSEPPE (zio Pepi); era lo zio di mio padre ma lo chiamavo zio anch'io. Quella era la casa di famiglia e dopo la nostra partenza da Istanbul, quella casa, svenduta per necessita', ci ha ha lasciato tanto vuoto, dolore ma anche tanti dolci ricordi.

Dai piani alti si poteva osservare la TORRE DI LEANDRO, le varie MOSCHEE situate dall'altra parte del CORNO D'ORO e la costa della parte opposta del Bosforo ovvero la parte Anatolica (Asiatica) di Istanbul. Pregavo spesso mio nonno ALFREDO, che con me era buonissimo e mi accontentava in tutto, di darmi il binocolo per osservare meglio il panorama.

Nonna Alice e nonno Alfredo

I miei nonni erano tenerissimi e mi volevano un bene da morire. Quando combinavo qualche marachella, mi proteggevano sempre dalle sculacciate che mia madre, in modo tenero, cercava di darmi. Mia nonna cercava di insegnarmi il tedesco, che io odiavo, infatti, non l'ho mai voluto apprendere. In casa pero' si parlava in molte lingue, come era d'altronde abituale in tutte le famiglie 'levantine'. I miei genitori tra di loro parlavano il francese, mia madre con i genitori di mio padre, lo stesso. Mio papa' parlava in triestino con mia nonna ed in francese con mio nonno. Mia mamma parlava con suo padre in greco e con sua madre in francese. Tutti conoscevano molto bene l'italiano, ma in quel paese ed in quell'ambiente le abitudini erano quelle. Solo con me e con i miei fratelli tutti quanti parlavano l'italiano. Per me questo sistema di comunicazione famigliare e stata una grande scuola, infatti io parlo bene tutte queste lingue che sin da piccolo ho assimilato ed oltretutto alle scuole elementari, ho imparato anche il turco.

In quel periodo non si possedeva alcuna autovettura ed era abituale camminare. In caso di necessita', con un gesto di mano si prendeva il "dolmus", un servizio simile al taxi ma a tariffa ridotta, purche' percorresse la stessa direzione, in cui vi erano anche altri passeggeri. Ricordo le passeggiate con mia mamma ed i miei fratelli fino alla piazza di TAKSIM, dove c'era un parco con alcuni giochi per bambini. Nei pressi era anche dislocato il collegio francese di "Sainte Pulcherie". Le passeggiate a GRAND RUE DE PERA, il viale piu' signorile ed occidentale di Istanbul erano per me estenuanti, ma al contrario erano divertenti i brevi viaggi con il TUNEL, che era una funicolare sotterranea e di cui ho ancora nelle narici il ricordo del particolare odore di quel sotterraneo, quasi un odore di umido, misto tra carbone e freni di auto. Mi ricordo della stazione dei treni, dove faceva capolinea il mitico ORIENT EXPRESS che percorreva la tratta Parigi - Istanbul.

E' stata indimenticabile la scuola ed il doposcuola che ho frequentato dai Salesiani, dove all'epoca erano ammessi solo quelli di nazionalita' italiana. Ho il ricordo di quasi tutti i miei compagni, inclusa l'unica accezzione del figlio adottivo della mia insegnante di turco, del quale mi ricordo ancora il nome... BURHAN. Non ho dimenticato l'ambiente della chiesa di Sant'Antonio dove servivo la messa facendo il chierichetto e le partecipazioni alle manifestazioni religiose dove rappresentavo il "paggio". Il tempo non ha cancellato la memoria di quei momenti, poiche' sono stati bellissimi. Chiari sono i ricordi delle vacanze estive che trascorrevo con i miei genitori a YESILKOY, BEBEK e BUYUKDERE ora diventate parte della citta', cresciuta in modo esponenziale, cosi come ho anche un vivo ricordo dei momenti trascorsi in colonia dalle Suore francesi a TARABYA. Queste due ultime localita' si trovano nella parte nord di Istanbul, lungo la parte europea del Bosforo, prima era tutto campagna e da li e' possibile osservare parte del RUMELI HISARI.

Credo che la nostalgia sia l'unico strumento per conservare la memoria ed e' mia convinzione che e' necessario e doveroso conservare il ricordo di quei momenti per sottrarli al tempo e lasciarli ai posteri.

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