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Nell'ambito del mio lavoro, grazie ai miei contatti, mi si presentato' l'occasione di contattare una societa' sudcoreana che stava fortemente investendo in Centro Asia. Questa societa' con sede a Seul si era gia' radicata nella citta' orientale del Kazakhstan denominata Almaty, costruendo e dislocando nell'area, alberghi di lusso, catene di ristoranti di cucina coreana e locali diversi, quali "night club" e "karaoke bar". Avevano l'intento di investire anche nel tessile dislocando nelle aree cotoniere delle filature e tessiture e nel contempo esportare il cotone greggio.

Non appena atterrato ad Almaty, mi si presento' sotto la rampa di discesa dell'aereo una bellissima hostess in divisa con un cartello con su scritto il mio nome ed a presso aveva un mezzo militare con dei soldati a bordo. Mi feci conoscere e mi caricarono sul mezzo e mi portarono all'ingresso della dogana dove c'era ben visibile un cartello con su scritto "vip entrance". Sono rimasto attonito quando mi chiesero lo scontrino per il ritiro dei bagagli, e senza fare nemmeno dogana ci avviammo in citta' dove mi presentai per il "check in" in uno dei loro migliori alberghi. Mi assegnarono una guardia del corpo, a disposizione 24 ore su 24, per la difesa personale e poco dopo realizzai che non ero l'unico invitato, ma bensi' altre societa' che lavoravano nel mio settore erano state invitate. Provenivano da diversi paesi, quali Corea del Sud, Hong Kong e Taiwan.

Dopo un breve "briefing" ci portarono nei loro uffici per spiegarci il programma dei giorni a venire. Rimasi sbalordito dei loro uffici; erano modernissimi e sembrava di essere alla "Nasa". Avevano telecamere ovunque e controllavano la gestione dei loro locali tramite dei terminali video e centri computerizzati con videoconferenze in modo da essere in contatto con chiunque, anche all'estero.

In seguito ci portarono in uno dei loro ristoranti e ci spiegarono come era composto il loro gruppo. Francamente mi sembrava di essere capitato nelle mani della mafia orientale "yakuza" ed incominciai anche a preoccuparmi un po' perche' non ho mai avuto a che fare con gente simile in tanti anni di esperienza.

Li mi presentarono un giovane professore dell'universita' archeologica di Almaty che aveva studiato anche in Italia e che conosceva bene l'italiano e me lo affidarono come interprete. Durante il soggiorno in citta' ebbi l'occasione di vistare musei ed espandere la mia conoscenza del luogo, delle loro tradizioni e della loro cultura.

Dopo due giorni da turista di giorno e di vizi e divertimenti noturni nei loro locali, e non dico altro, ci avviammo all'aereoporto per intraprendere un viaggio, basato sul lavoro che dovevamo fare. Rimanemmo sbalorditi quando salimmo su un jet privato, e da li parti' la nostra avventura a tappe nella zona cotoniera del Centro Asia.

Sorvolammo l'altopiano del Pamir e ci dirigemmo nello Xinjiang, dove ci aspettava una delegazione di giovani cinesini, li proseguimmo per Dushanbe, capitale del Tajikistan, dove con scorta di mezzi militari iniziammo a visitare le coltivazioni e le sgranature (ginnature) di cotone. Mi misero alla prova, quale classificatore di cotone e rimasero tutti sbalorditi della mia conoscenza dei loro standard qualitativi. Non si immagianavano che il loro cotone l'avevo gia' da anni importato tramite le multinazionali con cui lavoravo e lo conoscevo alla perfezione. In quell'occasione approfittarono della mia conoscenza e diedi lezione di calssifica alla delegazione di giovani cinesi.

Non entro in altri particolari circa il mio lavoro, ma da li partimmo per visitare tutti i luoghi dove il cotone e' Re, scortati sempre da un piccolo convoglio militare. Mi spiegarono successivamente che la presenza dei militari era necessaria per evitare scorrerie di banditi e proteggere noi ospiti dalla minoranza montanara che sparava nelle starde della citta' per protestare dell'assenza di un loro rappresentante in parlamento.

         

Per migliaia di anni, la "via della seta", cosi definita nel 1877 dal Barone Ferdinand von Richthofen, insigne geografo e geologo tedesco, e' stata il piu' importante canale di transito delle idee e dei commerci tra la Cina e il mondo occidentale.

Su quelle strade, a dire il vero, si sono incrociati profumi, spezie, oro, pelli, metalli, porcellane, medicinali e quant'altro bene fosse disponibile nel primo millennio dell'Era cristiana. Per non parlare di ambascerie, eserciti, missionari ed esploratori. Eppure fu proprio la seta, il prezioso e fin dall'inizio costosissimo tessuto dall'origine ammantata di mistero, a permettere che quegli scambi commerciali e culturali cominciassero a fiorire.

La via e' reticolata e si sviluppava per circa 8.000 km; e' fatta di itinerari terrestri, marittimi e fluviali. Le vie carovaniere attraversavano l'Asia Centrale e il Medio Oriente, collegando Chang'an (oggi Xi'an), in Cina, all'Asia Minore ed al Mediterraneo attraverso il Medio Oriente. Le diramazioni si estendevano poi ad Est, alla Corea ed al Giappone ed a Sud, all'India.

Per quanto riguarda il tratto di nostro maggior interesse, ci soffermiamo su quello Centro Asiatico e cioe' da "Kasghar", provincia cinese dello Xinjiang, a "Baku" (Azerbaijan). Qui la storia ci porta a scoprire che questa regione un tempo faceva parte di antichi stati persiani. Nel VI sec. arrivano i turchi "Kok", dalle steppe del Nord, mentre nel VIII, gli arabi introdussero la religione mussulmana. Dopo di essi, intorno al X sec, ritornano i persiani Samanidi che facendo diventare Bukhara una citta' nevralgica, un centro intellettuale, religioso e commerciale. Lo Scia' dell'Asia Centrale governo' fino all'arrivo di Gengis Khan nel XIII sec. Ne segui poi la presa di potere da parte di Temerlano, lo spietato condottiero, che fece di Samarkanda, una splendida citta' islamica ed architettonica.

Nel secolo scorso la via della seta comincia il suo lento declino, in parte per la scarsa stabilita' politica della Cina socialista e di totale chiusura con l'occidente, da parte di quella sovietica. Solo a partire del 1986 con la "glasnost" e la "pereistroika" attuata da Mikhail Gorbacev e con la conseguente caduta del sistema sovietico, la via della seta conosce una nuova epopea, quella dell'"oro bianco" e cioe' del cotone sodo, cosi definito.

    

I nuovi cinque Stati indipendenti del Centro Asia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tajikistan, Uzbekistan e Turkmenistan, unitamente all'Azerbaijan ed all'Armenia, il 21 dicembre 1991, entrano a far parte del "Commonwealth of Independent States" (CIS), di cui fanno gia' parte dal 8 dicembre dello stesso anno, i stati fondatori, quali l'Ucraina la Biellorussia e la Federazione Russa, tutti appartenenti all'ex Unione Sovietica.

Questo evento, porta alla democratizzazione ed alla liberalizzazione commerciale. Ogni stato inizia ad esportare il cotone sodo per suo conto e tutti i commercianti internazionali incominciano a ripercorrere la via della seta, organizzando spedizioni a mezzo ferrovia, camion e perfino utilizzando i vecchi aerei militari sovietici adibiti una volta al trasporto di mezzi corazzati e di truppe, per trasportare "l'oro bianco" ai porti internazionali. Riga, capitale della Lettonia sul Mar Baltico ed Odessa in Ucraina, sul Mar Nero sono i porti pricipali dove centinaia di migliaia di tonnellate di cotone si riversano ogni anno per poter poi finire in tutte le filature del mondo.

    

Nel periodo sovietico l'industria cotoniera e' stata strettamente controllata dal governo centrale. Viene utilizzata l'acqua dei fiumi che confluiscono nel lago salato di Aral per alimentare la folta rete di irrigazione. L'agricoltura, in questo modo, spinta all'estremo, ne ha causato il parziale prosciugamento. Le ginnature sono state collocate in tutta l'area produttiva e la distribuzione seguiva un piano programmatico per alimentare le industrie tessili delle repubbliche industrializzate occidentali, per la maggiore situate in Russia, Biellorussia e Paesi Baltici, ma una buona parte veniva anche esportata utilizzandola come merce di scambio.

    

Al confine orientale di questi Stati vi e' la regione cinese dello Xingjang, dove viene seminato circa il 30 percento della totalita' del cotone cinese. Il centro piu' importante e' "Kashgar" e la popolazione e' per meta' di etnia "Uyghur" (islamica) e mata' cinese. Tutto il raccolto di questa provincia invece, viaggia verso Est e fornisce la maggior parte delle industrie tessili cinesi.

Dal 1998 anche in Cina, abbiamo assistito alla liberalizzazione commerciale del cotone e questo passo fatto quasi in concomitanza a quello sovietico ha costituito una svolta memorabile, specialmente per il ritorno nel percorrere la vecchia via della seta o quella nuova del cotone.

        

La mia competenza nel settore cotoniero, ed il miraggio dell'"oro bianco" mi ha portato a viaggiare per questi luoghi dimenticati da quasi un secolo di guerra fredda e mi ha fatto riscoprire la storia passata. Da Almaty, ultima roccaforte militare del grande Impero degli Zar, quasi al confine con il Kyrgyzstan, oggi citta' modernissima; a Baku', porto azero sul Mar Caspio, dove il caviale e' come pane quotidiano per gli abitanti del luogo. Visitando ginnature del periodo sovietico contraddistinte solo da numeri e campi infiniti di cotone, ho avuto modo di confrontarmi con gente comune, di una cultura, a noi occidentali, ancora sconosciuta e che nemmeno abbiamo sfogliato tra i libri di scuola. Tashkent, Samarkanda, Bukhara e Ferghana in UZBEKISTAN, citta' meravigliose con edifici e monumenti da mille e una notte. Dushanbe in TAJIKISTAN, Ashgabad e Turkmenabat in TURKMENISTAN e per non parlare poi di Kashgar nello Xinjiang, CINA, tutti luoghi di incanto, fatti di gente semplice, povera ma misteriosa nello stesso tempo, di una cultura diversa dalla nostra ed unica nel suo genere, nulla da invidiare alla nostra civilta' tecnologica e comoda.

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